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L’invenzione più importante dopo la ruota…sono i pedali!

«Volare come un uccello: ecco il sogno; correre sulla bicicletta: ecco oggi il piacere. Si torna giovani, si diventa poeti. » – Alfredo Oriani

 

Jonas  ha cominciato la sua attività promuovendo il cicloturismo poiché la bicicletta, invenzione preziosa e nobile, ne riassume sinergicamente tutti i valori fondanti: qualità della vita, rispetto, umanità, sostenibilità.

L’elegante biciclo infatti non è un debito costante non avendo quasi bisogno di manutenzione, migliora la qualità dell’aria non emettendo polveri sottili e come se non bastasse, esponendoci al vento e al blando impegno fisico, innesca tutta una serie di effetti metabotropici i quali regolano positivamente il tono dell’umore facendoci sentire energici e immotivatamente entusiasti… chi può andare in bicicletta senza mai canticchiare o fischiettare!?
Sarebbe anche un mezzo sicuro, visto che le velocità che si raggiungono rendono ridicoli gli effetti degli impatti sul nostro corpo, in caso di capitomboli.

 

Ma ho usato il condizionale per 2 motivi. Il primo, e il più ovvio, è che il fragile velocipede per espletare la sua funzione in tutta la sua virtuosità è vincolato alla presenza dell’uomo. Che spesso virtuoso non è…
Nel rapporto con la bici credo che al giorno d’oggi si possano infatti dividere gli esseri umani in 2 categorie: i pigri e gli impossibilitati.
I primi di solito sostengono:
«Si ma è faticoso», «no perché poi sudo», «eh ma fa freddo» ecc . si esprimono, quindi, con quelle scuse che in realtà tutti noi ci raccontiamo per nascondere unicamente il fatto che siamo troppo spesso solo dei lavativi.

 

Lo siamo al punto che dimentichiamo che il clima del nostro bel paese dona ogni anno oltre 100 giorni di sole e altrettanti giorni senza rovesci. Questa è una caratteristica estremamente invidiata soprattutto nel nord Europa (come ben sa chi vive o ha vissuto a nord delle Alpi). Ma la capacità di adattarsi degli esseri umani ha il suo rovescio della medaglia: quello di adagiarsi. E la pigrizia è insidiosa: se le dai corda non ti molla più. E così anche con la migliore giornata estiva, anche se non dobbiamo percorrere chilometri di strada per andare a lavorare o fare una scampagnata, preferiamo farci saltare i nervi imbottigliandoci nel traffico o incollarci al televisore.

 

E’ vero anche che per molti non è logisticamente possibile utilizzare un mezzo di trasporto che non sia la propria auto e, pertanto, sugli impossibilitati, escludendo chi ha problemi nella motilità, non è corretto puntare il dito. D’altronde nemmeno Girardengo avrebbe inforcato la bici per portare i bambini a scuola, passare in farmacia, comprare il pane, andare a lavorare, per poi riuscire a mezzogiorno, prendere i bambini, arrivare a casa, far da mangiare, ri-scappare al lavoro, uscire la sera col buio, spesa al supermercato e …questo solo nelle giornate tranquille.
Si potrebbe forse obbiettare loro che è un mezzo sicuro ed educativo per i bambini… Ma qui si apre subito l’altro aspetto, per il quale, poco sopra, avevo utilizzato il condizionale («Sarebbe anche un mezzo sicuro» cit.) e riguarda un serio problema: l’avvento e il successivo incremento esponenziale del trasposto privato ha davvero messo i ciclisti in mezzo a una strada rendendoli una razza seriamente minacciata di estinzione.

 

A sfavore della bici (come mezzo sicuro) spesso si sente dire «non ci sono piste ciclabili», «le nostre città non sono adatte»e in effetti i nordeuropei sono avvantaggiati in questi aspetti, ma attenzione: le notti di luna crescente durante l’estate fanno crescere spontaneamente solo i funghi, non le piste ciclabili. Amsterdam, città esposta ai venti del mar del nord, fino agli anni 70 era assediata dagli ingorghi automobilistici , tanto che nel ’71 gli incidenti mortali con bambini investiti furono 400. “Coraggiosamente” la popolazione decise quindi che pigrizia e difficoltà logistiche valevano meno della vita dei loro figli e che era ora di cambiare letteralmente le cose a partire dall’assetto del territorio: furono abbattuti edifici e costruiti chilometri di piste ciclabili.

Perché il popolo merita di essere libero o almeno di andare in bicicletta senza morirci. A cominciare dai bambini.

p.s.: La bicicletta, dimenticavo, è inoltre l’ennesimo regalo italiano all’umanità.

 

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